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lettere di fra paolo sarpi. 275

che s’intenda d’antichità e di storia, ha negato il primato, anzi il principato dell’apostolica Sede. Quel ch’oggidì pretendono, non è l’esser primi, ma l’esser tutto; dacchè, ogni gerarchia annullata, qualsivoglia potere conferiscono ad uno solo. Coloro che opinarono potersi diradicare dalla Chiesa gli abusi coi mezzani temperamenti, somigliano, per mio avviso, a que’ medici ignoranti che, durando a causa morbifera, si confidano riuscire ad estirparne gli effetti. Sorgiva e fonte di tutti gli abusi non è la pienezza di potere, ma il suo soverchio ad esorbitanza; la quale tolta, fate conto che sia ritornata subito la pace nella Chiesa. Poichè il quotidiano accrescimento degl’inconvenienti s’impedirebbe; e quelli che già regnano, eliminata la causa, a breve andare si dileguerebbero. Barclay1 disdisse al papa l’autorità diretta e indiretta (nuova foggia di vocaboli) sui negozi temporali. A me cadde un tempo in mente di gittare a terra il fondamento e, al tempo stesso, rizzarne un altro, pel quale fosse guarentito ai principi il loro intervento legittimo nella Chiesa.

È fuori d’ogni dubitazione, che quegli cui fu commessa una giurisdizione, s’ebbe anco la potestà sugli altri atti necessari ad esercitarla e far fronte a chiunque volesse impacciarla. Ma a questa saldissima verità contrappongono, che i principi possono inceppare la giurisdizione da Dio accordata alla


  1. Guglielmo Barclay, scozzese ma professore in Angers, aveva scritto un libro intitolato: De potestate Papæ, e un altro De regno et regali potestate adversus monarcomachas. Il cardinal Bellarmino impugnò la prima di queste; la difese il figlio dell’anzidetto Giovanni Berclay, l’autore famigeratissimo dell’Argenide, con altro libro cui diè per titolo Pietas.