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lettere di fra paolo sarpi. 273

vidi mai riformazione che non facesse peggiorare i costumi. Dio dia buona fortuna a questa, e faccia che sia principio di ricevere in Francia il Concilio di Trento.

Le esequie fatte al padre cappuccino di Gioiosa sono state molto lunghe. Ventura è, dunque, morire fuori di casa, ed esser portato;1 perchè si ha maggiori suffragi.

Le cose di Boemia, per gli avvisi che vengono qui, passano con gran confusione. Maraviglia sarà se termineranno senza sangue, poichè s’intende che gli Stati di quel regno abbiano già eletto un generale ed un maresciallo di campo. Così, se il negozio di Cleves, che par niente adesso, non sia causa di qualche grande incendio.

Ho finalmente tanto sollecitato, che ho acquistato le scritture passate tra Clemente VII e Carlo V, per monsignor Gillot. Le manderò, credo, per questo spaccio.

Di Venezia, il 7 luglio 1609.




LXXXII. — A Giacomo Gillot.2


Il signor Francesco Castrino mi chiese un giorno a nome di V.S. l’esemplare delle lettere di Clemente XII a Carlo V, e di questo al medesimo pontefi-


  1. Vedasi al fine della pagina 203. Il duca Arrigo di Gioiosa, prima ammogliato, erasi fatto cappuccino nel 1587; poi tornò, consenziente il papa, al mestiere dell’armi e fu capitano della Lega e maresciallo: tornò a vivere tra’ Cappuccini nel 1602, e morì a Rivoli presso Torino nel settembre del 1608.
  2. Edita in latino, tra le Opere ec., VI, pag. 6.
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