Pagina:Sarpi - Lettere, vol.1, Barbèra, 1863.djvu/325


lettere di fra paolo sarpi. 265

Leone, che il convento le va aggregato ipso jure, e però era autorizzata a crearsi l’abate generale. E abbiamo pure una sentenza media, che riconosce il vincolo antico del monastero, ma afferma, per la fondazione e il decreto del Tridentino alla Sessione 25, cap. 21, non potersi dal pontefice incommendare, ma doversi per lui ridurre in titolo e incorporare alla congregazione, stante il privilegio menzionato. Di questo passo va la controversia. Più dotti palesarono la loro opinione; ma per me starà innanzi a tutte quella della S.V. eccellentissima.

Nel leggere gli opuscoli sulle libertà gallicane raccolti in un solo volume, mi prese curiosità di riscontrare quella protesta che fu vinta in una adunanza di vescovi, in ordine alla bolla di Gregorio XIV, per cui lor comandavasi di rompere obbedienza al re. La vidi una volta, ma con animo ben dal presente diverso: la prego di contentarmi. Anche bramo sapere se, quando vi vengono delle bolle pontificie che il Senato accetta, e pur hanno dispiacevoli clausole e lesive della ecclesiastica libertà, si cancellino nelle loro parti inammissibili, o si notino nel decreto di accettazione le formole rifiutate. Volentieri vedrei qualche esemplare di decreto che in parte accetta e in parte respinge una bolla papale.

Io non porrei mai termine allo scrivere, e sono uno sconsigliato a stancarla con queste lungaggini. La pagina è piena: non più ciance. Prego la S.V. a scusarmi. Stia sana, e m’ami di quell’affetto che io pure l’amo.

Venezia, 25 giugno 1609.