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lettere di fra paolo sarpi. 243

s’abbia a male della rozzezza. Sento che il signor Casaubono ha racquistato la sanità; ventura, per cui debbo voti a Dio ottimo massimo. Mille saluti a lui e al signor Hotmanno Villerio.

Venezia, 12 maggio 1609.




LXXI. — A Giacomo Leschassier.1


Tanta è di continuo la negligenza dei corrieri, da forzarmi a scrivere alla S.V. eccellentissima sempre in fretta. Ebbi le sue lettere dei 25 febbraio, e ne imparai il perchè a Roma non le si faccia buon viso; cioè per aver Ella insegnato che i preti sono soggetti a’ magistrati, secondo il comandamento degli Apostoli Pietro e Paolo. Venir fuora con le scritture, qui sa d’eresia (gridano i nostri): tal fatta negozi non si sbriga colle scritture, ma con le decretali e le autorità dei giureconsulti. Parlo sul serio e non per ironia: me chiamano di gran gusto eretico, per l’affermar che fo, i cherici essere stati liberati dalla giudicatura dei magistrati per grazia e privilegio degl’imperanti; ma rispetto alle delinquenze che Giustiniano appella civili, non francarli il giure divino dai tribunali comuni, e perciò potersi da ogni principe assoggettare al fôro secolaresco, quante volte sia espediente alla difesa della pubblica tranquillità. Trasecolereste a sentire il Bellarmino spacciare che Paolo apostolo, molestato in giudizio da Festo, doveva appellare a Pietro, ma se ne rimase


  1. Pubblicata tra le Opere di Fra Paolo, ediz. e tom. cit., pag. 53.