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xxii fra paolo sarpi.

zelo di un’anima cristiana, lo zelo di una coscienza in cui alberga lo Spirito Santo. Pascal ti sembra un apostolo, e il suo libro come un documento di religione vera; la sua ironia si trasforma nell’elevazione spirituale, ed è reiterato il combattimento descrittoci dal Vangelo tra la religione di chi serve a Dio e quella di chi vuol servirsi d’Iddio. Ma Pascal non aveva la sperienza delle cose del mondo ch’ebbe Fra Paolo, e non sa rendere le più recondite ragioni degli artificii gesuiteschi; non sa risalire sino al Padre Bernardino e al Possevino; non ha vegliato nelle gravi cure dello Stato, e con l’occhio indagatore tenuto dietro alle volpi. Ondechè avremmo potuto dire con più di ragione, che per intendere a sufficienza Pascal e scovrirne l’arcano, hannosi a legger gli scritti di Fra Paolo e degli altri Italiani. Dalle Lettere che pubblichiamo si possono trarre non poche notizie curiose; come l’abuso che i Gesuiti facevano del confessionale, e la corrispondenza che tenevano negli Stati d’onde erano stati scacciati con la setta de’ loro divoti, e la ciurmería di mostrare a costoro cotali pitture dell’inferno, dove mettevano i loro nemici, e lasciavano luogo per chi non era ancor morto, dandolo però per ispacciato. Non meno si conoscono per le Lettere gli artificii de’ Gesuiti in far danaro, e il Sarpi descrive festevolmente una lor gherminella in far vitalizi, e conchiude: «M’è stato grato l’intendere come i buoni Padri, restitutori dell’antichità (il modo era del medio evo, non della buona antichità), ritor-