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238 lettere di fra paolo sarpi.

manze non commendevolissime, che fatto il gusto ai mutamenti, cedere alla tentazione di tutto rimescolare. Si sa che fra le sacre ordinanze tengono esse il primo posto. Quali leggi risparmierannosi, se avremo a schifo le più eccellenti? Anzi, per ciò stesso contendiamo noi co’ pontefici; volendo essi rimutare ogni giorno riti e regole di disciplina, e noi mantenerle, al fine che non abbia scosse la cosa pubblica. Citerò alla S.V. un solo esempio, affinchè faccia ragione del resto. Da Leone IV fino a noi leggevasi nella chiesa l’orazione: Deus, qui Beato Petro Apostolo tuo animas ligandi atque solvendi pontificium tradidisti; or bene, a cura del Baronio si emendarono tutti i libri sacri in questa parte, e scappò fuora la lezione così concepita: Deus, qui Beato Petro Apostolo tuo ligandi atque solvendi pontificium tradidisti. Dove la voce animas è sparita; ed essi medesimi vi dicono che l’han fatto a disegno, per insinuare che è un’eresia restringere la pontificia autorità alla cerchia spirituale, e alla facoltà del ritenere e rimettere i peccati. A dar retta loro, il papa può condonare tutti i delitti spirituali e temporali. Ma a voler rivangare tutte queste storielle, non si finirebbe più. Battagliamo noi perchè gli antichi riti e dettati non cadano; essi perchè cancellinsi. I nostri predicatori vanno, per loro commissione, predicando novità sul pieno arbitrio papale, la obbedienza cieca e i vantaggi dell’ignoranza. Seguì un gran battibecco perchè Fulgenzio mio parlò coram populo su i meriti di Cristo, la


    Sarpi un protestante incappucciato. Il dotto Servita dee giudicarsi agli scritti e alle opere, non ai gratuiti schiamazzi de’ gesuiti e gesuitanti.