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lettere di fra paolo sarpi. 231

zione a Roma nè agli aderenti, perciocchè è impossibile farlo se non predicando loro in luogo di Cristo.1 Disse ultimamente di lui il pontefice, ch’egli ha fatto di buone prediche, ma anco di cattive: che sta troppo sopra la Scrittura; alla quale chi vuol stare attaccato, ruinerà la fede cattolica. Le quali parole non sono state molto approvate qui: io però le lodo e le tengo vere, purchè ci si metta la sua coda. Io veggo che gli uomini, come la Chiesa dice negli Atti degli Apostoli, convengono insieme non a fare quello che vogliono, ma quello che la Provvidenza divina disegna. Non credo che nissuno avesse per fine quello che Dio ha fatto seguire: la cui Maestà sia sempre benedetta.

S’è inteso qui li disegni sopra Ginevra molto pericolosi e strani, essendo più facile difendersi da un assalto, che da una sorpresa. Il mondo è tutto pieno di mali umori. Dio faccia che in luogo di seguire una pace universale, come si disegna, non segua una universale guerra: ma se sarà per augumento della sua gloria, e avanzamento della Chiesa di Dio, o almeno purgazione del mondo, non doveremo dolercene.

Qui finisco, pregando la divina Maestà che accompagni sempre V.S.; alla quale bacio la mano. Il padre Fulgenzio si è risoluto di fare stampare una certa specie d’apologia, in discolpa di quanto se gli è opposto da’ nostri comuni avversari. V.S. ne riceverà copia al suo tempo debito, e per Lei e per quelli amici quali s’interessano nella nostra causa. Dio mandi a tutti quella consolazione che


  1. Loro e Cristo, quarto caso; come a dire: la dottrina o divinità loro, in luogo di quella di Cristo.