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lettere di fra paolo sarpi. 225

triarca sono state molto considerabili;1 e dopo ne sono successe di altrettanto gravi, e alla giornata ne vanno succedendo; e questa Repubblica serva la sua dignità costantemente. È stato provveduto contro alcuni confessori che ponevano per scrupolo a chi tiene le scritture favorevoli alla Repubblica nell’occasioni passate con ragionevole severità; e aggiungo quasi per parentesi, che quel frate di N.2 che, già un anno, fu licenziato per questo, e dimandò esser assoluto, e si presentò sottoponendosi al giudizio, si ritrova sequestrato ancora nella sua cella per prigione.

Il padre maestro Fulgenzio ha predicato in quella maniera appunto che V.S. l’udì già due anni. Ha patito grande opposizione da questo nunzio, il quale ha fatto anco di ciò querimonia, dicendo che non si poteva dire che la dottrina fosse cattiva, ma però che non conveniva aspettare che il predicatore si dichiarasse eretico. E il pontefice, querelandosi dell’istesso, ha detto che quel predicare la Scrittura ha del sospetto, e chi vorrà star attaccato alla Scrittura, ruinerà la fede cattolica. L’udienza che ha frequentato quella predica è stata numerosa e fiorita, essendosi trovato fin 600 alla volta, della, nobiltà. Egli ha parlato dicendo sempre la verità, e provandola per le Scritture, senza riprendere mai alcuno; e sopra tutto ha atteso a riprendere


  1. Non può non provarsi il desiderio che il Sarpi di queste cose accadute al patriarca, ci avesse parlato un po’ più lungamente’, in ispecie se qui si tratti di Francesco Verdiamino allora sedente, e che fu poi cardinale e mori nel 1619.
  2. Così a questo luogo nell’edizione Ginevrina. Ma nella Lettera XXXV, cotesto turbatore delle coscienze per fini meramente politici, è chiamato: “Fra Gregorio veronese, di San Bastiano.„
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