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222 lettere di fra paolo sarpi.


Finalmente, siamo pur usciti fuori dell’aspettazione della tregua. Poich’è finita, ci resterà da pregare Dio che riesca bene; perchè per averla tanto ardentemente procurata, non vorrei vedere verificato il proverbio, che l’uomo procaccia il suo male. Tutto è in mano di Dio.

Il padre Fra Fulgenzio ha predicato Cristo e la verità, senza disputare con i pareri di qualsivoglia, e senza offendere alcuna delle persone; alle quali non è bastato l’animo di dire che predicasse il falso, ma sì bene diminuito il vero, per non aver egli aggiunto nè voluto aggiugnere per loro istanze quello che desideravano. Le opposizioni si sono superate. Di sonetto che sia stato fatto, io non so niente: questo dirò bene, che non v’è memoria d’un predicatore al quale sia concorsa audienza tanto numerosa nè così docile.

Ho sentito gran dispiacere della indisposizione del Casaubono, massime per essere stato in pericolo di vita. Faccia Iddio, come lo prego, che possiamo godere l’amico lungamente.

Il poema che mi manda di Alemagna è di bella forma, ma per mancamento di materia è imperfetto. L’autore ha bisogno d’essere consigliato ad operare sopra qualche soggetto degno del suo ingegno: ma i due ultimi epigrammi sopra il Borghese,1 sono molto spiritosi ed hanno le code ben acute. Mi sono piaciuti sommamente.

Delle cose di Levante vanno attorno gran novel-


  1. Dovrebbe qui parlarsi non del Borghese, nipote del papa, come suppose il Bianchi-Giovini; ma dell’infelice Bartolommeo Borghese, che era stato bruciato in Parigi e di cui si parla in più d’una delle Lettere precedenti.