che fosse fatta cosa alcuna notabile senza la sua presenza; e il padre Giovanni Gentes, persona versata nella professione che si chiama dei casi di coscienza, espertissimo nel dannare e trovar che riprendere in ogni azione fatta senza darne contezza ai padri, e per giustificare qualunque azione de’ lor devoti; e altri padri, tutti buoni esecutori del loro quarto voto.» Il padre Gentes fa ricordarci del confessore gesuita a cui capitò la bella Saint Ives dell’Ingénu di Voltaire. Ma notiamo in prima la sobrietà del Sarpi, raffrontata alla piena del francese; che in quel romanzetto si beffa dei Gesuiti, de’ Giansenisti, de’ canonici e di quei che governavano la Francia, e della società tutta artificiata e intrigata nelle contradizioni tra quel che professava di dover fare, e quel che faceva daddovero; e spartendo egli per tanti lati l’ironia, ne scema l’effetto. Oltrechè, dove l’invenzione del romanziero ti fa ridicolo il frate, perchè ti presenti all’immaginativa la sorpresa e la difficoltà del buon padre quando la penitente, incitata da lui, gli disvela il nome del seduttore potentissimo nello Stato e tutta cosa de’ Gesuiti, sicchè ei non sa ora come metter la lama del suo distinguo tra pelle e pelle, e dice cose incredibili a donna, siccome uno sciocco che le vuol far credere in sulle prime ch’essa non aveva ben capito; le parole del Sarpi muovono il leggitore ad una durevole indignazione, non iscemata dal troppo ridicolo, perchè vede come di grado in grado discendesi da quei maneggiatori astuti di ne-