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216 lettere di fra paolo sarpi.


Le cose di Austria turbano più che mai, e Matthias vorrà essere un re di scacchi.

Nella querela passata tra Don Pietro, e il signor ambasciatore Foscarini, forse egli non averà fatto quanto le leggi della cavalleria vogliono; ma credo bene non averà pretermesso quel che comportano li costumi della sua patria. Anco alla corte imperiale l’ambasciatore spagnuolo ha avuto differenze col veneto per le stesse cause.

Credo che il governo di Spagna s’infratesca assai, se bene non pare. Del Menino, altro non li posso dire, se non che sta in Padova, e viene alle volte a Venezia assai disgustato, ma con la sua semplicità. Fra Fulgenzio minorità ha cercato di predicar questa quaresima in Ferrara: quei da Roma non glielo hanno permesso, dicendo che volesse ritirarsi alli confini per fuggire, e non vogliono che parta di Roma.

Ho ricevuto la lettera del signor Vignier gentilissima, ma non averò tempo di fargli risposta oggi. Il signor Assellineau sta bene e sano al suo solito: ebbe domenica quelle di V.S., e m’ha detto che darà risposta.

Ho veduto la deduzione, come il papa s’è mostrato nec Deus nec homo: composizione molto pura e di spirito acuto: conclude molto bene e, quel che importa, molto veramente.

In fine della lettera, V.S. mi nomina certo evento


    mente dal partito gesuitico, ottennero che Enrico IV si trovò, senza quasi avvedersene, in disgusto e diffidenza co’ suoi alleati. Fra Paolo avanza il sospetto che le pratiche dello Spagnuolo tendessero alla perdita di qualche gran personaggio: forse egli intendeva di Sully, che era il sostegno del partito protestante; ma se pensava al re Enrico, ei fu indovino.„ (Bianchi- Giovini.)