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212 lettere di fra paolo sarpi.

LXIII. — Al signor De l’Isle Groslot.1


Se bene io scrissi al signor Castrino, ch’essendo il libro De modo agendi di Gretsero, non faceva bisogno, avendone noi qui abbondanza, come di tutte le cattive scritture; con tutto ciò, per questo spaccio, il signor ambasciatore me lo manda. Così credo che per opera di V.S. averò anco due esemplari di Assenmullero, perchè già il signor Castrino me n’ha fatto aver uno, e il signor Bongars scrive di mandarne un altro. Questo però non sarà senza utile, imperocchè assai gentiluomini desiderano averlo. Io l’ho letto, e mi piace; ma, all’abondanza della materia, non è molto ricco scrittore.

Ringrazio V.S. con affetto di quello che ha scritto in Inghilterra per avere De modo agendi. Avvisa il signor Castrino, che fa copiare le Ordinazioni gesuitiche per mandarmele: le aspetto bene con desiderio, che certo è cosa di stupore, quanto siano secrete in Italia. Non è molto tempo che Gregorio XIV fece un breve a loro favore, e pur mi si fa impossibile il trovarne una copia: tanto i loro arcani sono riservati!

Mi perdonerà V.S., che non fa differenza da un spagnuolo a un gesuita, se non posso conformarmi con lei, avendo per migliore il più tristo spagnuolo, che il meno cattivo gesuita. Qualche spagnuolo è capace d’intendere il bene, se gli è mostrato: essi sono tutti indurati, e hanno la coscienza così offuscata, che non si può parlar loro. Non credo che


  1. Stampata in Ginevra ec., pag. 141.