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lettere di fra paolo sarpi. 187

debito, acciò anco li avversari restino privati del poter interpretare in sinistro le mie azioni.1

Seguono ogni giorno nuove occasioni di disgusti. Non posso prevedere dove le cose siano per terminare: faccia Dio che sia a gloria di sua Maestà. Qui alle volte si dorme; ma in quei pochi intervalli di vigilia si opera con assai generosità. Adesso siamo stati in vano: gli avversari ci fanno il bene non volendo, chè ci svegliamo. Succeda quello che piace a Dio, purchè sia sua grazia.

Vostra Signoria sia certa, che se io non muovomi, è per non mietere biada non matura, e impedire con la troppo fretta la maturità. Se non sarò a tempo, non mancheranno altri istrumenti. Io voglio in ogni modo, per quanto posso, se non far bene, almeno non far male.2

È tempo che faccia fine. Prego V.S. che non faccia altro motto a monsieur Alleaume, fino ch’Ella non sia di ritorno a Parigi; perchè veramente sarebbe importunità farli nuova instanza, prima che s’abbia certezza del suo comodo.

Veggo che V.S. stima le cose di Matthias molto più che non sono. Io le predíco che non ne riuscirà meglio di quando andò in Fiandra. L’Ungheria superiore non è convenuta alla sua elezione, ed è tenuta da Valentino Humanai, uomo di gran séguito e valore: nell’inferiore, dov’è accettato per re dalla stessa dieta, è fatto regio luogo-


  1. Circostanza da raccomandarsi, anche per le addotte ragioni, ai futuri biografi del gran Servita; benchè non dimenticata da quelli che precedettero.
  2. Quale differenza tra questo politico allevato ne’ chiostri, e gli odierni politicanti di piazza, così frettolosi!