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180 lettere di fra paolo sarpi.

al fôro. Io sospenderò su questo il mio giudicio, per conformarlo a quello di V.S.; ma il fatto è precisamente come le dico. Ma se ella riceve gelosia per li mancamenti della nostra debolezza, ci scusi, perchè riceviamo cattivi esempi per tutto.

Il sacrificio di Bartolommeo Borghese,1 se bene è fatto simile a molti altri, e anco fatto da chi meno doveva, non credo che da noi fosse fatto alcerto. Le cose nostre hanno il difetto ch’Ella e tutto il mondo sa: pur ci tratteniamo, e se da Roma sarà continuato a darci quotidiani disgusti, resteremo vigilanti.

Le scrissi la fuga dell’arcidiacono:2 egli è stato ricevuto con somma allegrezza, messo nella famiglia del papa, assegnatogli 500 ducati di provvisione all’anno. Già egli dice d’aver fatto tutto quello che ha fatto, sforzato, e ne sparla assai: quel che seguirà non posso profetarlo, ma forse sarà fatta qualche provvisione.

Nel negozio delli Stati, vedendo che la tregua è continuata per tre mesi ancora, vado persuadendomi che li Spagnuoli non vogliono nè pace nè lunga tregua, ma trattenersi così sin che saranno ridotti dove vorranno, o quanto alla regolazione dei loro maravedi, o quanto alla discordia seminata tra li Stati.


  1. Di questo infelice, di cui forse invano si cercherebbero notizie, tornasi a parlar più a lungo nelle seguenti Lettere. Per le quali sembra chiaro abbastanza, esser egli stato un italiano di opinioni eterodosse, che in Francia fu vittima del suo proprio e dell’altrui fanatismo; e ciò sotto il regno (tanto ognor possono i tempi!) dell’ottimo Enrico IV. Vedasi, soprattutto, al principio della Lettera LV.
  2. Il Rubetti. Vedi la Lettera XLIV, pag. 154 e nota 2.