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170 lettere di fra paolo sarpi.

sessoria comprende ancora i diritti della proprietà. È cosa notissima che le cause tolgono il nome dalla scrittura di citazione; e checchè poscia incontri, non lo mutano. Ho per certo che non solo possono allegarsi diritti di proprietà nella causa possessoria, ma che è ciò necessario anco nelle cause beneficiarie, a fin che non si riesca per avventura all’assurdità di ammettere taluno al possesso senza titolo canonico.

Osservo che tanto costì tra voi, che presso di noi, il medesimo è stato il principio e il progresso del diritto: cioè, che dapprima il tutto nei giudizi trattavasi in forza delle consuetudini, le quali erano assai rozze; quindi, col tempo e collo studio del diritto romano, vi prese parte la limatura e la perfezione. Dalla ripristinazione della forbita letteratura, sono stati scrollati i fondamenti della monarchia del papa; nè è ciò maraviglia. Cominciò e si estese sotto la barbarie: col cessare di questa, è necessario prima che sia rimpicciolita, e poi abolita del tutto. Molto è stata ristretta nella Germania e nelle Gallie, dove la latinità rivisse; nella Spagna e nell’Italia la barbarie domina ancora; ed ivi appena il solo vescovo Agostino, qui pochissimi si sollevarono dal fango. È da maravigliare quanti siano fra i vostri giureconsulti quei che difendono l’antichità. Fosse piaciuto al cielo che noi avessimo potuto ritornare ad Accursio! Gli studi legali precipitano ogni giorno al peggio. La curia romana osteggia qualunque studio di forbita letteratura, e per contrario coll’unghie e co’ denti difende la sua barbarie: e come non dovrebbe farlo? Tolti di mezzo que’ libri, dove troveranno essi che il papa è come Dio; ch’egli può tutto;