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lettere di fra paolo sarpi. 161

delli particolari di maggior varietà e curiosità che sia passato. Ha voluto il signor Domenico1 ch’io lo particolarizzassi; e dubito di farlo tanto, che il corpo riesca troppo mostruoso, con questa parte troppo grande. È ben vero che importa grandemente al tutto, perchè l’impedimento posto in quel passo leva l’anima a molti: e io considerando il tutto insieme senza passione, non posso se non dire esser stato quello che diede il colpo per far l’accomodamento.

Questi ecclesiastici empiono l’Italia di scritture false; però avvantaggiando quanto possono il suo partito: il quale avendo l’evidenza del fatto contraria, quanto più è innalzato, tanto più s’abbassa. Non debbo esser più lungamente noioso a V. S.; per il che faccio fine, e li bacio le mani insieme col padre maestro Fulgenzio.

Di Venezia, il 9 decembre 1608.




XLVI. — Al signor De l’Isle Groslot.2


Le lettere di V. S. delli 28 settembre sono restate in Lione 15 giorni di più, insieme con tutte le altre del signor ambasciatore e private e pubbliche; e arrivate qui solamente il 9 del presente, con mio dispiacere, sentendomi privato del gusto e frutto che ricevo da tutte le sue considerazioni.


  1. La prima stampa ha Dominico; ma è chiaro parlarsi del patrizio Domenico Molino, deputato dalla Repubblica ad esaminare la Relazione composta, per ordine pubblico, dal Sarpi; e della quale, appunto per siffatto esame, ritardavasi allora la pubblicazione.
  2. Edita nella raccolta di Ginevra, pag. 85.
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