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lettere di fra paolo sarpi. 157


Occorse questo particolare: che un senatore assai semplice, il quale teneva grand’amicizia con Antonio Quirino, fu ributtato dal confessore, per ricusar d’abbruciare il suo libro. Il Consiglio de’ Dieci comandò che il frate immediate partisse da Venezia, e fra due giorni dallo Stato; come partì, e ridotto in Mantova, supplicò di voler mostrare la sua innocenza: li fu concesso salvocondotto di presentarsi alle prigioni; si presentò, e fu rimesso, dopo essere stato udito, in carcere del suo monasterio, dove sta ancora. Occorrono qualche cose contrarie, ma anco alcune prospere. Dopo la composizione, sono stati imprigionati più di trentasei ecclesiastici; de’ quali alcuni vi restano ancora, altri sono posti in galera, altri sbanditi. Non si fa quanto si dovrebbe e potrebbe, ma si fa bene molto più di quello che comporta la presente debolezza del nostro corpo. Non vede V.S. quello ch’è avvenuto alli Stati, quando hanno ammessa trattazione? A quelli che sono savi e ben intenzionati, conviene procedere con molta destrezza, nè guardare solo che medicina ricerca il male, ma più tosto qual può sopportare la debile complessione dell’infermo. A me pare che si facciano miracoli.

Del mal animo del papa ogn’uno è chiaro; ma non tutti hanno in sospetto le cose di Spagna, e molti anco la sostengono occupata altrove.

Quanto al mio particolare, a cui alcuno mi esorta, non manco (quanto però si può), senza superflua sollecitudine. Quella segreta prigionia del Poma mi fa pensare che qualche occulta macchina sia maneggiata. Tentano questi romaneschi con tutte le arti di acquistare li nostri ecclesiastici che si sono mo-