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lettere di fra paolo sarpi. 149

repubblica: di che ci ha già dato prove non dubitabili; e basterebbero a dimostrarlo le ultime sue lettere, che fedelmente ci furono recapitate dal Marbaudo. Che io pure abbia già meditato e scritto sopra tale materia, lo avrà compreso dalle lettere di lui medesimo, e così ancora quel ch’io ne pensi. Godo pertanto assai, ch’Ella sia meco di uno stesso animo e provi una eguale sollecitudine a pro di essa repubblica. Nel ritorno che farò, come spero, tra pochi giorni, spiegherò il fatto e i giudizi di lei con quella diligenza e cura che si conviene; e confido che ciò non abbia a riuscir senza frutto. In quanto alle lettere più recenti da me scritte in Germania su tal proposito, vogliono, per altre posteriori, che si aspetti risposta più matura. Checchè ne sia, Ella ne sarà avvertita pel Marbaudo.

Mattia è venuto a Presburgo, dove trovasi in potere degli Ungheri; ai quali sta fisso in mente di non prestargli ossequio, fintantochè gli Austriaci loro vicini non abbiano sicurezza circa le cose della religione: nel che sono adesso vincolati sì dalle armi dei principi, come dall’autorità dello stesso vicerè Massimiliano. Gli Ungheri non permettono che nessuno della sacra greggia abbia parte alle loro consulte; avendo anche eletto un Palatino addetto alla religione. I consiglieri di Mattia hanno il loro do-


    sigliere di Stato fin dal 1590. Ritiratosi dalla corte, scrisse un’opera celebratissima intorno all’Eucaristia; un trattato sulla verità della religione cristiana; un libro intitolato: Il mistero d’iniquità, ed altri sopra consimili materie. Il famosissimo Indice dei libri proibiti registra ancora un Filippo de Mornay come autore di una Storia del papato, che fu tradotta in lingua italiana da un Paolo Rivarola ed impressa, in 4 volumi, nel 1796.