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lettere di fra paolo sarpi. 147

scritto: anzi, così religiosamente vogliono sostentare la riputazione di questo scrittore, che non permettono divulgarsi certi discorsi fatti in Spagna per difendere che san Giacomo abbia predicato in quelle regioni. Sarà quell’autore difeso con griffe e con denti; e dove non valerà l’arte, impiegheranno in difesa la forza, anzi la rabbia. Non consiglierei alcuno a trattar tale argomento, ma più tosto a dire le cose istesse sopra altro soggetto, per instruire quelli che sanno; essendo vano lo scrivere per li sedutti. Conviene più attendere al modo di insinuarsi a farli leggere, che ad altre cose. Ma in tutte le cose l’occasione è il principale, e fuori di quella tutto ci fa non solo infruttuosamente, ma anco con perdita. Quando Dio ci mostra l’opportunità, dobbiamo credere esser la sua volontà che ci adoperiamo: quando no, che stiamo aspettando con silenzio il tempo del suo beneplacito.

Quel registro delli Gesuiti è stato tanto desiderato, che prima di poter tornar in mano del padrone ha camminato per molte altre. Come egli lo ricupera, io lo averò, e V.S. ne riceverà parte. La prego scusare la tardanza.

Ho inteso l’indicibil danno che cotesto fiume ha causato, e insieme ho saputo che se bene V.S. non è stata esente, però non l’ha sentito grande. Ne ringrazio la Maestà divina, che se ci flagella, non ci mortifica. Spero che donerà a V.S. anco maggior grazie, sì come la prego continuamente.

Li avvisi che di Ungaria ci vengono, portano nuove non molto a proposito per la grandezza di Matthias; il quale se averà quel regno, ciò sarà più di nome che altrimenti. Già sono risoluti di