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146 lettere di fra paolo sarpi.

misteri: è necessario che qui sii occulta qualche arte, nè so vedere quale.

In quello che mi dice dell’instituzione del Delfino, delli quattro nominati, non dirò delli duoi intermedii, de’ quali non ho informazione; ma il primo credo che sappia poco, il quarto troppo; nè credo mai che li Gesuiti, senza quali non si verrà a tanta deliberazione, siino per consentire. Pare che troppo si tardi, mentre che il tempo scorre ad una cosa di tanto momento, quale è dar forma a chi doverà portar una tanta mole.

Non so se V.S. sappia che a Roma hanno deliberato e scritto a tutti li inquisitori per Italia, che siino avvertiti se capiti cosa alcuna scritta fuori contra Baronio, e attendino che in Italia non sii


    anzi il principale degli assassini che si erano sforzati di uccidere il Sarpi, la sera dei 5 ottobre 1607. Ecco come la costui cattura ci viene descritta dal Bianchi-Giovini, il quale racconta a dilungo i casi vari e infelici di codesti malfattori nella sua Prefazione istorica alle Lettere scelte del nostro Autore: “Ai primi di novembre 1608, per ordine del pontefice fu intimato al Poma che dovesse sgombrare lo stato ecclesiastico. Egli si era lagnato più volte dell’abbandono in cui lo lasciavano... Ora rinnovò le sue querele, e disse che non sarebbe partito se non lo soccorrevano. Gli furono offerti dugento ducati, e di mettere Ruffino, suo figliuolo di 17 anni, in un seminario di Roma. Non si contentò, gridò, si lasciò sfuggire parole indiscrete, e minacciò perfino (dicono) la persona del pontefice. Il bargello lo andò a trovare; la sbirrería di Roma circondò il palazzo Colonna, dove aveva sempre alloggiato, ed entrò dentro senza cerimonie. Poma e i suoi fecero resistenza: si venne alle archibugiate: suo figlio Giovambatista e un suo nipote restarono gravemente feriti: tutti furono presi, messi in carrozza e portati in carcere. Il figlio e il nipote di lì a qualche tempo furono lasciati andare; ed egli, condotto nella fortezza di Civitavecchia, finì arrabbiatamente i suoi giorni.„ (Pag. 71-2)