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128 lettere di fra paolo sarpi.

granduca Cosimo un tempo proibì con gravi parole ai notari di rogare alcuno strumento o testamento di tal natura.1 Contro sì fatte disposizioni, che può mettersi in campo dagli ecclesiastici? È sorta altercazione coi Veneziani perchè è stata scritta la legge; ma fin qui non si è potuto trovar la maniera di ottenere in questa Repubblica lo stesso intento. Se per caso rifulgesse alla mente di V.S. eccellentissima qualche idea che possa approdarci, la prego a non mancare di additarmela.

All’andamento delle faccende Europee, non pare che debba temersi una guerra in Italia; sì perchè nel Belgio non si tratta soltanto di pace ma anco di tregua; sì perchè i movimenti che sono principiati in Germania non poseranno tanto presto nè tanto facilmente; e, in fine, sintantochè la monarchia francese sussista, non torna conto alla Spagna di suscitar rumori in Italia. Pur tuttavia, queste condizioni le quali ci dovrebbero essere di utilità, ci sono di gran nocumento, perchè ci rendono negligenti e improvvidi del futuro. Ci addormentiamo, e dormiremmo a dilungo, se non vi fosse qualche leggiero stimolo che ci facesse risentire. Non si può che farla assai male quando la guerra e la pace sta nell’arbitrio de’ nostri avversari. Ma ogni cosa è


  1. Riguccio Galluzzi così comincia il capitolo in cui riassume il procedere del primo granduca Mediceo nelle materie giurisdizionali: — «Uno dei principali riflessi di Cosimo per la buona direzione del suo governo, fu quello di prevenire i contrasti tra le due podestà, laica ed ecclesiastica; dai quali era convinto che scaturivano a turbare la società, lo spirito di sedizione, il mal costume e la decadenza della religione. (Istor. del granducato di Toscana, lib. III, cap. IX.)