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116 lettere di fra paolo sarpi.

sidero che s’effettui anco l’esclusione della tregua; di che dubito molto per li uffici efficaci che vengono fatti da Giannino. Non sarebbe questa la prima volta dove uno avendo orato fintamente, abbia persuaso da dovero, e con suo dispiacere. Poi abbiamo avviso che il legato doverà presto essere in Italia, di ritorno di Germania. Questa sarà forse la prima legazione romana, che in questa secolo sii terminata senza frutto.

Li moti nell’Austria sono grandissimi, volendo quelli dalla Confessione Agostana le chiese loro aperte. Pare che li baroni dell’inferiore siino ristretti in unione, e quelli della superiore si siino anco impadroniti de Linz. Dubitano alcuni, che l’impresa dell’arciduca Matthias debba riuscire come quella che fece in Brabanzia. In Italia le cose passano per tutto con silenzio; salvo che s’intende che il pontefice proceda contro molti delli baroni romani, essendo anche un principale prigione, con non poco pericolo della vita. La ritirata ancora del cardinale Aldobrandino, la quale tuttavia continua,1 dà che pensare assai alla Corte, la quale non è intieramente soddisfatta che le cose passino nella maniera incominciata. Garbugli sono per tutto: Dio, che solo sa cavar bene del male, li temperi secondo il suo santo beneplacito. Io resto con desiderio di far cosa grata a V.S.; alla quale, per fine di questa, bacio la mano.

Di Venezia, li 30 settembre 1608.




  1. Parlasi del cardinale Cintio Aldobrandino, protettore di Torquato Tasso; e che, tuttavolta, era allora malato di pietra e morì nel gennaio del 1610.