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lettere di fra paolo sarpi. 105

XXXI. — A Giacomo Leschassier.1


Non era per anche a mia notizia, Signor mio eccellentissimo, uno dei principali dritti della libertà del regno e della chiesa gallicana, chiaritomi dalla lettera di V.S. in data del dì 2 d’agosto. Avevo bensì notato che la bolla di Leone X, che ha il titolo di Concordato, è munita di un editto del re Francesco I, ed ero sorpreso perchè le si premettesse un editto regio, mentre tutta quella Costituzione verteva intorno ad una questione beneficiale. Avevo letto nelle Ricerche di Stefano Pasquier, ep. 3, c. 12, aver la curia del Parlamento protestato mediante un decreto, perchè coll’assoluzione gratuita e non cercata, conferita dal papa al re Enrico II nel breve apostolico della erezione della Università Remense, non s’intendesse che il re era soggetto o poteva essere alle censure ecclesiastiche; e non sapevo intendere per qual ragione la curia allora si commosse per una particola che tutto giorno vediamo nelle lettere apostoliche. Nell’istoria del signor Tuano, che ho tutta trascorsa, non ci ho trovato alcun sentore: ond’io non comprendeva la cosa. Così è: nel legger gli autori, prima conviene conoscere a quali avvertenze abbiamo a por mente; diversamente sfuggono dagli occhi. Ora V.S. eccellentissima m’ha tolto ogni dubbio. Il maggior capitolo della libertà di codesto regno si è, che niuna costituzione apostolica vi ottiene vigore se non è convalidata da un regio


  1. Edita in latino, tra le Opere dell’autore, ediz. 1761, tom. VI, pag. 36.