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lettere di fra paolo sarpi. 99

loro congregazione. Quando sarà tempo, desidero saper le cose trattate. E qui facendo fine di scrivere, ma non di riverir V.S., le bacio le mani, pregandola far le mie umili raccomandazioni alli signori miei, il presidente di Thou, Gillot e Casaubono.

Di Venezia, il 26 agosto 1608.




XXX. — Al medesimo.1


Disegnando V.S. di favorirmi mandandomi qualche bel trattato di quelli che si veggono già, credo che farebbe bene darmene prima qualche notizia, acciò non fosse cosa per altra via penetrata, e che ella facesse una nuova e gran fatica senza necessità. Non ha dubbio che l’assedio postoci dalli nostri amici acciò niente penetri, è una specie di servitù a noi e imperio a loro; ma siamo ciechi, anzi lo riputiamo a nostro beneficio. Se li amici nostri sanno valersi della pazienza, ci soggiogheranno affatto: il tutto è che operino lentamente e poco per volta, che noi ci staremo volontariamente, ma anco con piacere. Si sono accorti del mal procedere loro passato, con averne voluto caricare gente... Da dieci giorni in qua, procedono con destrezza, e questo è il male. Dopo che s’ha inteso l’andata dell’armata in Ponente, abbiamo preso tanta sicurezza, che dormiremo profondamente per gran tempo. Dio ci faccia grazia, che non siamo trovati addormentati in qualche grave pericolo.


  1. Edita, come sopra.