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94 | lettere di fra paolo sarpi. |
noni mi si affacciò alla mente già prima ch’io ne avessi concepito alcun sospetto di falsità, avvegnachè questa non mi sia pienamente chiara. Di essi canoni abbiamo due edizioni, che son chiamate prima e seconda. Nella prima, al can. 3°, si legge: «Se vi piace, onoriamo la memoria di san Pietro Apostolo, con iscrivere a Giulio vescovo di Roma.» Di qui desunsi vari appunti: 1° che innanzi a questi non era esistito un canone sugli appelli; altrimenti non avrebber detto «se vi piace:» secondamente, e per la stessa ragione, che non esiste alcun diritto divino; nel qual caso avrebbesi dovuto fare omaggio al divino mandato, e non onorarne spontaneamente il beato Pietro: in 3° luogo, che quei canoni non paiono stabiliti in perpetuo, ma solo per le cause vertenti in quel torno, dall’appellante non dandosi il diritto di udire al vescovo di Roma, ma a Giulio vescovo di Roma. Ora, per quanto queste avvertenze sieno di poco valore,1 gioverà che V.S. ne tenga conto.
- ↑ Il medesimo illustratore va più franco, in questa parte, nel contrapporsi al Sarpi, cominciando dal dire: “Certamente le osservazioni fatte hanno poca forza. Le parole se a voi piace, espresse nel canone, non escludono il gius delle appellazioni alla romana Sede, anche nei tempi anteriori a questo Concilio.„ E quivi riferisce in prova ciò che scrisse il pontefice Giulio agli Eusebiani: indi invoca gli argomenti che vengono addotti per dimostrare il primato del romano pontefice; e finalmente distingue fra il portare al pontefice le relazioni in caso ch’egli ciò voglia, e questo non cade sotto il piace; e il portargliele spontaneamente senza ch’ei tal cosa ricerchi, e questo può cadere sotto il piace. Onde piace (secondo una tale interpretazione) vuol dire: — Compiacciamoci di esibire volontari quell’atto di onore, ch’egli per altro può con tutta ragione pretendere. —