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lettere di fra paolo sarpi. 79

XXV. — A Francesco Hottman, abbate di san Medardo.1


Voi mi avete fatto un gran piacere avvisandomi con una vostra lettera dei 18 giugno, ed insegnandomi li mezzi con li quali il re cristianissimo pretende di disimpegnare li suoi dominii.

Desidererei fortemente di sapere se dopo siasi fatto alcun decreto di considerazione e d’importanza, toccante gli affari ecclesiastici. Mi pare che non vi sia cosa più degna di voi, quanto d’impiegare il vostro spirito nello studio della teologia e della storia ecclesiastica. Sono persuaso che voi di già averete tutto quello che fa di mestieri per riuscire in questo disegno, di maniera che voi non averete bisogno di essere guidato da qualsiasi persona, e molto meno da me che da verun altro. Io non voglio nondimeno mancar d’ubbidirvi, e vi partecipo il mio sentimento intorno alla strada che deve tenersi da un uomo sincero e senza passione.


  1. Edita nel vol. VI, più volte citato, delle Opere di Fra Paolo ec., pag. 147, ed anche nella raccolta di Ginevra (Verona), ma col falso indirizzo al Gillot. Trovavasi, secondo il Griselini, nel Codice delle lettere del Sarpi che si tengono per sincere; ma vi era notato altresì, come fosse stata tradotta dalla lingua inglese. Ora, è molto probabile che Fra Paolo, come soleva cogli stranieri, l’avesse scritta in latino; che da questo idioma fosse dapprima voltata in francese; quindi nell’inglese prenominato, e finalmente nel volgare italiano. Ciò basterebbe, quand’altro non fosse, a far conoscere quante e quali trasformazioni soffrir dovessero per tutto ciò i concetti dell’autore. L’Ottmanno fu anch’egli consigliere del Parlamento di Parigi.