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lettere di fra paolo sarpi. 75

sapendo, che amante geloso acquista sempre maggior odio, e costringe in fine a scuoter il giogo.

Ho letto già il catechismo di Pasquier: ho veduto ancora la revisione del Concilio, e il bureau e li atti. Se vi fusse altra scrittura che trattasse di tal materia, mi sarebbe grata, perchè io ne ho scritto qualche cosa di più, raccolta da altre memorie che ho potuto ritrovar in queste parti.

Quantunque passerà qualche tempo innanzi possi ricuperare l’Armonia celeste, nondimeno, come cosa da me stimata, verrà sempre a tempo, e resterò obligato alla diligenza di V. S.; con condizione però, ch’ella non faccia cosa alcuna dando a sè o ad altrui incomodo. Quando vi fosse qualche libro grande ancora, ma che per la perfezione sua portasse la spesa di vederlo, si potrebbe mandare a dieci fogli per volta nel pacchetto delle lettere. Sarà però sempre bene avvisar prima il nome del libro, acciò non si mandasse con tanta difficoltà cosa già veduta e sfiorata.

Non posso quasi credere che monsignor Vieta non abbia lasciato1 qualche considerazione di cifre. Quando venisse fatto a V. S. di acquistarne qualche copia, mi sarebbe molto grata.

Mi fu commendato monsignor Alcaume da Marino Ghetaldi, gentiluomo Raguseo, persona di giudicio; e fino da quel tempo l’ho sempre tenuto in stima e in reverenza. Essendo tanto congionto con V. S., la prego con qualche occasione farmegli grato, offerendogli la mia umile servitù, e pregandolo ad onorarmi con qualche suo comandamento.


  1. Il Vieta era morto sino dal 1603.