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70 lettere di fra paolo sarpi.

tra delli 17, nel piego del signor ambasciatore Foscarini.

Io nelli mesi passati ho scritto a lei più volte; ma per non esser nelle mie cosa particolare per la qual’aspettassi risposta, non ardisco dire che alcuna mia sia capitata male.

Non son restato di scriverli per negligenza, ma più tosto per difetto di materia; senza la quale io son tanto sterile di parole, che alcune volte vengo sforzato a mancare delli debiti uffici verso li amici e padroni. E al presente mi duole di esser privato del piacere ch’io sentirei scrivendoli secondo il solito di mia mano. Si è risentito l’osso sotto la ferita ch’io ebbi nella faccia, che mi dà assai dolore, e tira in consenso l’occhio, sì che non posso affissarlo.

La considerazione tenuta da V. S. col signor ambasciatore, e il discorso avuto meco nell’ultima sua, è molto fondato, e una tal congiunzione porterebbe senza alcun dubbio riputazione e sicurezza. Ma sì come vedo il discorso fondato, così tengo l’esecuzione per impossibile; atteso che si tiene qua per massima indubitabile, che convenga guardarsi da tutte quelle azioni che potessero dar sospetto a chi è più potente. Noi siamo risoluti più tosto di morire repentinamente, che di esporci a pericoli d’una infirmità.

Passa anco opinione in questi paesi, che la pace delli Stati sarà fatta certamente, e che o prima o dopo resteranno sopraffatti dalle arti spagnuole; sì che non averanno dominio che in apparenza; anzi, che loro forze saranno per servir non contra i suoi nemici, ma contro li suoi vicini. La quale io non tengo per molto improbabile, vedendo già qualche