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lettere di fra paolo sarpi. 65

erano curate quando si credeva che si contenessero in Ungaria, ora se ne fa qualche conto, vedendosi uscire e minacciare lontano; e questo ci fa dormire noi più quietamente. Ancora che io sii in ozio, non nasce da negligenza. Ma perchè l’operar importuno potrebbe privar delli mezzi di operare alle opportunità, e nessuna cosa potrebbe più mettermi nelli pericoli da’ quali V. S. teme di me, quanto il fare qualsivoglia cosa di mio capo e senza participazione, e così porgere pretesto a chi lo desidera, che delle macchinazioni ne siino sempre più ordite contra la mia vita (e che queste si ordiscano, son certo, e da molti sono avvisato in particolare); faccio quello che posso mediocremente, senza turbare la quiete dell’animo; e il rimanente rimetto a Dio.

Non ci è cosa forse più necessaria, quanto manifestar al mondo la verità delle cose passate; poichè li nostri avversari, seguendo l’uso e l’esempio de’ suoi maggiori, già hanno fabbricate scritture false e stampate, ma tenute per mettere in luce dove li par necessario e a poco a poco.1 Nondimeno bisogna far qui con cauzione: credo però che il fine sarà conforme a quello che la necessità mostra. Ma di questo le scriverò un’altra volta al più lungo.

Monsignor Gillot mi fece grazia d’un esemplare della sua raccolta materia degli atti del Concilio; che mi fu molto grata, e vi trovo dentro molte cose


  1. Le scritture che si pubblicarono, d’una e d’altra parte, nell’occasione della famosa controversia tra Roma e la Repubblica di Venezia, formano di per sè stesse un assai lungo catalogo; ma sarà uno degli artifizi frateschi, non rivelati sin qui, questo dello stampar libri non per divulgarli, ma per disseminarli come di soppiatto, nei luoghi e tempi opportuni.
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