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ii fra paolo sarpi.

di quella. Ma nel vero, Machiavello dalla sozza mistura dei delitti e delle viltà dell’epoca sua, s’innalza all’immagine dello Stato libero e forte, non più lampeggiata pel lasso di dodici secoli agli occhi degli Italiani, straziati e ammorbati da’ barbari e da’ pontefici, e dalla triste sequela che l’ambizione impotente di costoro trassesi dietro; ed afferma, più sublime anco del Savonarola, quanto più sublime e celeste della fantasia è la ragione, in sulla tomba recente dell’estreme speranze d’Italia, il suo futuro risorgimento. Le idee del Machiavello intorno al governo de’ popoli, purificate dall’impressione dell’epoca sua corrottissima, sono state la luce per giugnere all’egualità de’ cittadini mediante il principato, e per la via dell’egualità ai liberi reggimenti; perciocchè, a suo giudicio, la libertà voglia l’egualità, e l’egualità altresì metta capo alla libertà, non potendo durare contro all’accordo dei cittadini, fatti eguali e amatori della giustizia, la violenza di quell’imperio che tutte altre violenze ha spento. Il Machiavello ben sapeva, ad hannosene indizi parecchi ne’ suoi scritti, come fosse d’uopo di riformare non meno della società la Chiesa, trascorsa in abusi intollerabili; ma il modo di farlo non potea indovinare in quello strapotere del papa e de’ frati e in quella stupida ignoranza de’ popoli, e cadde perciò nell’errore degli altri politici di quell’epoca di rinascimento, di trattare il cristianesimo come il paganesimo ed acconciarlo a religione civile, giusta la sentenza che leggeva ne’ frammenti di Varrone. Da questo errore,