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78 l'istoria del concilio tridentino


servitú col cardinale) sotto colore di onorarlo; e scrisse a lui e a Lansac littere piene di compimenti e confidenza. Da loro però fu stimato che fossero mandati per scoprir l’intenzione del cardinale e osservar li suoi andamenti; e massime essendo stati da Roma avvisati che quel vescovo aveva confortato il pontefice a non temer tanto, perché il cardinale averebbe trovato delle difficoltá e impedimenti piú che non credeva, e s’era anco offerto esso di farne nascer d’avvantaggio.

Il 22 del mese di novembre fu risoluto il cardinale d’entrar il dí seguente in congregazione. Si concertò che si sarebbono lette le lettere del re e che egli averebbe fatto un ragionamento; ma oltre questo propose il cardinale che un altro sarebbe fatto anco dall’ambasciator Ferriero. A questo non acconsentivano li legati. La causa vera era perché, quando una volta fosse permesso, averebbono voluto e essi e tutti gli ambasciatori parlare e proponere, con pericolo di metter maggior confusione; ma tacendo questo, dissero che in quel concilio, né in quel tempo né sotto Paulo e Giulio, s’era mai permesso che ambasciatori parlassero in congregazione, se non il giorno che erano ricevuti: però che senza il consenso del pontefice non erano per acconsentire a tal novitá. Ma Lorena rispose che, essendoci nova lettera del re e nova instruzione, si può dir nova ambasciaria, e quella sará essa ancora come un primo ingresso. E dopo molte risposte e repliche, avendo Lorena datogli parola che non ricercarebbono piú di parlare oltra quella fiata, per darli sodisfazione, e acciò non prendesse occasione di mostrar aperto disgusto, si contentarono.

Adunque il dí seguente, adunata la congregazione, fu letta la lettera del re con soprascrizione: «Alli santissimi e reverendissimi padri in Dio congregati in Trento per celebrar il santo concilio». In quella diceva che, essendo piaciuto a Dio chiamarlo al regno, gli è anco piaciuto affligger quello di molte guerre; ma però ha aperto ad esso gli occhi, sí che, quantunque giovine, ha conosciuto la principal occasione dei mali esser la diversitá delle opinioni nel fatto della religione: per la qual divina illuminazione dal principio del suo regno