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CAPITOLO V

(3-26 novembre 1562).

[Informato dell’imminente arrivo dei francesi a Trento, il papa non si oppone al rinvio della sessione. — Ingresso del cardinale di Lorena a Trento: suo colloquio coi legati. — Diffidenza dei legati e dei pontifici nei suoi riguardi, per le informazioni che giungono circa i suoi propositi. — Invio di nuovi padri italiani, e accordi in Trento per far fronte all’azione del Lorena. — Suo solenne ingresso in congregazione: la lettera del re, il discorso del cardinale, la risposta del concilio, il discorso del Ferrier.— Si riprendono le congregazioni.— Malcontento dei legati per le riunioni parziali francesi tenute in propria casa dal Lorena. — Mezzi di cui si servono per essere informati dei propositi dei francesi e degli spagnoli. — I francesi si mostrano favorevoli al de iure divino. — Necessitá d’una seconda proroga della sessione. — Nuovo tentativo del Pescara per rimuovere gli spagnoli dalla loro durezza. — Il Lorena insiste perché si tralascino questi dissensi dogmatici e si pensi ad una seria riforma.]

Essendo il cardinale di Lorena entrato in Italia, il pontefice non potè negar alli francesi di fare che fosse aspettato, e scrisse a Trento che la sessione fosse prolongata, non però tanto che uscisse fuori il mese di novembre. E avendo li legati avviso che il cardinale si trovava sul lago di Garda, nella congregazione delli 9 novembre propose il Cardinal di Mantoa di differire la sessione sino alli 26 del medesino mese. Il che non sapendo Lorena, mandò inanzi Carlo dei Grassi, vescovo di Montefiascone, e scrisse anco lettere alli legati che, piacendo loro di aspettarlo, sarebbe stato in pochi giorni in Trento: ed essi risolsero di non far piú congregazione fino alla venuta sua, per dargli maggior sodisfazione. Riferí il vescovo suddetto che quel cardinale in tutti li suoi ragionamenti mostrava andar con buona intenzione, volendo anco mandar a Sua Santitá li