Pagina:Sarpi, Paolo – Istoria del Concilio tridentino, Vol. III, 1935 – BEIC 1917972.djvu/63


libro settimo - capitolo iv


CAPITOLO IV

(21 ottobre - 2 novembre 1562).

[L’imperatore insiste perché il concilio dia opera alla riforma, rinviando la trattazione dogmatica. Rifiuto dei legati. — Ricevimento dell’ambasciatore polacco. — Difficoltá in concilio per il prossimo arrivo dei francesi e pel dissenso sul de iure divino. — Le congregazioni sospese per piú giorni. — Insistenze dei due partiti presso i legati perché si giunga ad una decisione, ciascuno nel proprio senso. — Opera di persuasione del Pescara presso gli spagnoli, i quali appellano al re. — I legati ripropongono la trattazione della riforma: difficoltá di accordarsi sul decreto. — Ancora dell’istituzione dei vescovi de iure divino: contrasto su quanto giá ne aveva pensato il concilio nella convocazione al tempo di Giulio III.]

In questi giorni che le congregazioni si tenevano, presentò il Cinquechiese lettere dell’imperatore alli legati, dove scriveva che, avendo essi sodisfatto l’animo loro in pubblicare li canoni del sacrificio della messa, si trattenissero di camminar inanzi intorno li sacramenti dell’ordine e del matrimonio, e in tanto trattassero della riforma, rimettendo alla prudenzia loro, intorno le cose proposte per suo nome, di trattare quella parte che piú loro piacesse. E in conformitá della lettera parlò il Cinquechiese, facendo la medesima richiesta, instando che essendo la materia dell’ordine tanto oltre, si dovesse almeno trattenir quella del matrimonio, acciò che tra tanto nella dieta l’imperator potesse disporre li germani ad andare e sottomettersi al concilio: imperocché quando tedeschi e francesi restino nella resoluzione loro di non voler andarvi né riconoscerlo, vanamente li padri si trattengono con tanta spesa e con tanti incomodi: e quando Sua Maestá vederá di non poterli persuadere, procurerá che il concilio si suspendi, giudicando dover esser piú servizio di Dio e beneficio della Chiesa il lasciar le