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40 | l'istoria del concilio tridentino |
successori, se non quella di Pietro; interrogandoli, come in
presenza, con che fondamento, con che autoritá, con che
ragione si lasciassero indur ad una cosí audace affermazione,
inventata da cinquant’anni solamente, espressamente contraria
alla Scrittura; nella quale avendo detto Cristo a tutti gli apostoli che sará con loro sino alla fine del mondo, il che non
intendesi delle loro proprie persone, convien bene per necessitá intender della successione di tutti; e cosí esser stato inteso da tutti li Padri e da tutti li scolastici, a’ quali quella
nova opinione per diametro repugna. Argumentò ancora che
se li sacramenti sono instituiti da Cristo, per consequenza
erano anco instituiti li ministri delli sacramenti; e chi vuol
dire che la ierarchia sia de iure divino e il sommo ierarca
instituito da Sua Maestá, li convien dire che anco gli altri
ierarchi abbiano l’istessa instituzione. Esser dottrina perpetua
della chiesa cattolica che gli ordini si danno per mano di
ministri, ma la potestá è conferita da Dio. Concluse che,
essendo tutte queste cose vere e certe, e negate dagli eretici
in piú luochi che il vescovo di Segovia aveva raccolti insieme, era necessario che fossero dechiarate difinite dalla
sinodo, e dannati gli errori contrari.
Prese da questo il Cardinal varmiense occasione d’interromperlo, ché pur ancora seguiva, e disse, secondo il concerto, che di questo non era alcuna controversia con gli eretici, anzi che nella confessione augustana tenevano il medesmo; però era soverchio e inutile il metterlo in dubbio, e che li padri non dovevano entrar in dispute di cosa nella quale convenissero insieme cattolici ed eretici. Per il che Granata, levatosi in piedi, replicò che la confessione augustana non confermava questo, anzi contradiceva, e non poneva distinzione alcuna tra il vescovo e il prete, se non per constituzione umana; e asseriva che la superioritá dei vescovi fu prima per costume, e poi per constituzione ecclesiastica; e tornò a ricercare che nella sinodo fosse fatta questa difinizione, o vero che si rispondesse alle ragioni e autoritá da lui allegate. Il Cardinal tornò a replicare che gli eretici non negavano le cose