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libro settimo - capitolo ii


voler che altri se n’intromettessero; che giá aveva fatto tante riforme, come a tutto il mondo era noto, che regolavano ogni disordine; e se alcuna cosa rimanesse, l’averebbe aggionta. Del resto dicessero apertamente a tutti che Sua Santitá rimetteva la riforma liberamente al concilio; ed essi proponessero, delle cose raccordate dalli imperiali e decretate dalli francesi in Poissi, quelle che giudicavano ispedienti, non venendo però a risoluzione senza avvisar prima.

La proposta di finir il concilio fu stimata dalla congregazione di maggior momento, non perché non avessero per evidente la necessitá di farlo, ma per non veder il modo, atteso che, restando tante materie da trattare, né potendosi indur li prelati alla brevitá del parlare e alla concordia del trattare (cose necessarie per una presta espedizione), era impossibile pensar di chiuderlo se non in longo tempo. Il suspenderlo senza consenso dei principi pareva cosa pericolosa e scandalosa, atteso massime l’avviso giá alcuni giorni avuto dalli legati che gli ambasciatori Ferrier e Cinquechiese avevano detto che, quando il concilio si suspendesse, non partirebbono da Trento né lascierebbono partir li prelati aderenti, senza aver prima commissione da’ loro principi. Il ricercarla portar molto tempo, perché indubitatamente averebbono voluto ciascuno d’essi, prima che risponder, saper la mente dell’altro. Per tanto in questo punto non seppero altro risolvere, se non che si sollecitassero li legati alla espedizione delle materie. La venuta di Lorena dava maggior pensiero, essendoci avvisi da diversi luochi che, oltra il negozio dell’elezione del papa, veniva con pensiero di proponer molte novitá sopra la collazione de’ vescovati, sopra la pluralitá de’ benefici e, quello che non meno importava, della comunione del calice, del matrimonio de’ preti e della messa in lingua volgare. E presupponendo che egli non partisse di Francia prima che aver risposta dall’abbate di Manna espedito dal re e da lui, consegliarono che si richiamasse il Cardinal di Ferrara e si offerisse a Lorena la legazione di quel regno (cosa che si poteva sperare che dovesse fermarlo, come desideroso di comandar