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libro ottavo - capitolo xii


dentale, li matrimoni de’ sacerdoti furono liberi e leciti sino a papa Calisto; che le leggi civili non condannano il matrimonio de’ chierici; esser anco certo che il celibato nel clero è migliore e piú desiderabile, ma, per la fragilitá della natura e per la difficoltá del servar la continenzia, pochi si trovano che non sentino li stimoli carnali. Però narra Eusebio che Dionisio di Corinto ammoní Pinito vescovo che tenisse conto della debolezza della maggior parte e non ponesse il peso del celibato sopra li fratelli. E Pafnuzio nel concilio niceno, dicendo che l’uso della propria moglie era castitá, persuase il concilio a non impor legge di celibato. E la sesta sinodo costantinopolitana non proibí l’uso delle mogli, se non nel tempo che avevano ad offerire sacrificio. Che se mai vi fu causa di permettere a’ chierici il matrimonio, era in quel secolo, che di cinquanta sacerdoti cattolici, appena se ne trova uno che non sia notorio fornicario; che non tanto li sacerdoti desiderano il matrimonio, ma li secolari ancora, per non veder quella bruttezza di vita; e li patroni delle chiese non vogliono dar li benefici se non a’ maritati. Che vi è gran mancamento di ministri per la sola proibizione del matrimonio; che la Chiesa altre volte per questa stessa causa ha relasciato la severitá dei canoni; che il pontefice confirmò un vescovo in Saragosa con moglie e figliuoli e un diacono bigamo, e commise il sacramento della confirmazione a semplici preti in mancamento di vescovo. Per il che a molti cattolici, e giá e allora, pareva meglio dispensar la legge della continenzia, che col retenerla aprir la fenestra ad un immondissimo celibato, lasciando in libertá il matrimonio, massime che il Cardinal Panormitano tiene che il celibato non sia de sustanzia dell’ordine né de iure divino, e che sarebbe per salute delle anime concedere il matrimonio. Ed esservene esempio della Chiesa vecchia nel concilio ancirano, e di Adam ed Eupsichio cesariense, preti; esser cosa certa che il papa può dispensare quanto ai sacerdoti secolari, il che alcuni anco estendono alli regolari. Che par grand’assurditá non admetter chierici ammogliati e tollerar li fornicari; e il voler rimover ambidui esser