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CAPITOLO XI

(1-4 dicembre 1563).

[La notizia della grave malattia del papa fa anticipare la sessione, nonostante l’opposizione spagnola. — Congregazione generale per l’accettazione dei decreti giá formati. — Si approva di leggere tutti i decreti conciliari dal 1845 in poi. — Sessione venticinquesima. — Decreti del purgatorio, dell’invocazione dei santi e venerazione delle reliquie e immagini. — Decreto di riforma degli ordini religiosi. — Decreti di riforma generale. — Decreto dell’autoritá pontificia sul concilio. — Decreto delle indulgenze, digiuni ecc. — Solenne chiusura del concilio.]

Mentre queste cose si fanno, il dí primo decembre al tardi arrivò con gran diligenzia in Trento un corriero da Roma, con avviso che il pontefice, sopraggionto da gravissimi accidenti, era caduto in pericolosa infirmitá. Portò lettere del Cardinal Borromeo alli legati e al Cardinal di Lorena che accelerassero l’espedizione del concilio quanto fosse possibile, e vi mettessero fine senza aver rispetto ad alcuno, per ovviare alli inconvenienti che potrebbero occorrere sopra l’elezione del papa, se il concilio fosse in essere in tempo di vacanza della sede. Nelle lettere vi erano poche parole di mano del pontefice, che commetteva l’istesso assolutamente, e a Lorena diceva raccordarsi della promessa. È cosa certa (per dir qui, se ben fuori di luoco, questo particolare) che il papa era risoluto, se non si riaveva presto, di crear otto cardinali e metter ordine che nella elezione del successore non nascesse confusione. Li legati e Lorena, risoluti di antecipar il tempo della sessione e finir il concilio (o con le proposte o senza) fra due giorni, acciocché prima non si potesse aver nova della morte del papa,