Pagina:Sarpi, Paolo – Istoria del Concilio tridentino, Vol. III, 1935 – BEIC 1917972.djvu/338


CAPITOLO IX

(11 novembre 1563).

[Sessione ventiquattresima. — Decreti di fede e di disciplina del matrimonio. — Decreto di riforma generale in ventun capitolo. — Osservazioni mosse ai vari decreti promulgati.]

Arrivò l’11 di novembre, nel qual fu tenuta la sessione con le solite ceremonie. In quella, dovendosi dir li voti nella materia del matrimonio clandestino, il Cardinal varmiense, che la teniva materia di fede e non sentiva che la Chiesa vi avesse sopra autoritá, non volse intervenir, iscusandosi che, quando si trattasse di cosa de iure positivo, non averebbe giudicato inconveniente dir il suo voto con libertá, quantonque dovesse esser decretato in contrario, ma che in questo sarebbe stato costretto dire, per satisfar alla sua conscienzia, che la sinodo non poteva far quel decreto; il che averebbe potuto causar qualche disgusti, da che egli era molto alieno. Fece il sermone Francesco Ricardoto, vescovo di Arras, dove ammonì il concilio che, essendo ormai due anni che quella santissima sinodo stava per partorire, e stando ognuno in espettazione qual debba riuscire il suo parto, non conveniva che mandasse in luce un parto troncato o mutilato, ché il mondo aspetta una prole soda e un parto integro; il che per mandar ad effetto, conveniva che risguardino li apostoli e martiri e l’antica Chiesa, e farla esemplare di onde pigliar i lineamenti della prole che è per partorire: che questi sono la dottrina, la religione e la disciplina, le quali tutte essendo degenerate in questi tempi, convien restituire all’antichitá. E questo esser quello che tanto tempo si è aspettato e tuttavia s’aspetta. Finite le ceremonie, furono lette le lettere di ma-