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libro ottavo - capitolo vi


voti sopra li venti capi di riforma proposti, nelli quali se ben non vi fu cosa di gran momento, nondimeno, per serie dell’istoria e per dechiarazione di molte cose che occorsero dopo, è ben far menzione delle principali.

Nel primo capo, che era dell’elezione de’ vescovi, dicendosi che vi fosse obbligo di provveder del piú degno, tornò la difficoltá un’altra volta trattata, che era un legar le mani molto strettamente cosí al pontefice nelle collazioni, come alli re e principi nelle nominazioni, se dovessero esser restretti a nominar una sola persona: e la maggior parte voleva che, levato quel comparativo, si dicesse solamente esser tenuti a provveder di persona degna. Ma d’altro canto consideravano altri che dalli Padri era stato sempre usato il modo di dire che il piú degno fosse preferito, e adducevano la ragione, perché non può esser senza colpa chi antepone il manco degno, se ben idoneo, al piú meritevole. Vi fu assai che disputare, ma si trovò il modo di accomodarla, lasciando in apparenza la voce «piú degno», e parlando prima con li termini positivi e poi passando alli comparativi, in maniera che s’intendesse la provvisione libera. E cosí fu usata la forma di dire che si vede stampata, cioè che vi è obbligo di provveder di buoni e idonei pastori, e che mortalmente pecca chi non antepone li piú degni e piú utili alla Chiesa, restando a queste parole la natural esposizione che molti sono li piú degni e piú utili rispetto a molti altri che sono meno; nella qual amplitudine ha gran campo l’arbitrio di chi ha da provvedere.

Nel capo terzo fu qualche difficoltá intorno la visitazione degli arcivescovi. Questi, allegando li canoni e le consuetudini antiche che li suffraganei giuravano obedienzia ai metropolitani ed erano pienamente soggetti alla visitazione, correzione e governo di quelli, non acconsentivano che fosse fatto pregiudicio a quell’autoritá; e tra questi grandemente si riscaldava il patriarca di Venezia. Li vescovi, particolarmente quelli del regno di Napoli, per il contrario s’affaticavano a conservar la consuetudine introdotta, per quale non