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288 | l'istoria del concilio tridentino |
italiani fu fatto ufficio a parte che non se ne parlasse, non
occorrendo trattarne né con francesi né con spagnoli, per
esser tutti essi in opinione che li matrimoni clandestini si dovessero irritare. E furono fatte molte adunanze di prelati, e
tra loro e con li legati a quest’effetto, e deliberato che non
solo non fosse posto il decreto insieme con la dottrina, acciò
che non paresse dogma, ma ancora che non fosse separatamente posto in un capo proprio, sí che potesse venir mai in
difficoltá se per tale fosse stato tenuto, ma si mettesse inserto
con li capi di riforma. E per rimover maggiormente ogni difficoltá, fu anco deliberato di formar il decreto in maniera che
non paresse trattarsi professatamente di quella irritazione, ma
meschiandolo insieme col primo capo degli abusi, il qual era
una provvisione di restituire le denonciazioni ordinate da Innocenzo III, che erano intermesse; e nel decretare cosí queste
come tutte le altre condizioni appropriate per dar al matrimonio
pubblica forma, si soggiongesse con doi sole parole, quasi
incidentalmente, che si annullavano li contratti fatti altramente;
e passarla senza maggior longhezza. E a questo senso fu il
capo formato e riformato piú volte, e sempre molto intricatamente e con maggior difficoltá posteriormente che per l’inanzi.
In queste reforme, tra le altre alterazioni fu mutato il ponto particolare giá stabilito, come s’è detto, che la presenza di tre testimoni fosse sufficiente per intiera validitá; e in vece d’un testimonio fu sustituito che senza la presenza del prete ogni matrimonio fosse nullo: cosa di somma esaltazione dell’ordine ecclesiastico, poiché un’azione tanto principale nell’amministrazione politica ed economica, che sino a quel tempo era stata in sola mano di chi toccava, veniva tutta sottoposta al clero, non rimanendo via né modo come far matrimonio, se doi preti, cioè il parroco e il vescovo, per qualche rispetti interessati, ricuseranno di prestar la presenza. Non ho trovato nelle memorie chi fosse autore di tanto vantaggio, come anco molti altri importanti particolari mi sono restati nascosti, che ne farei menzione; sí come non debbo fraudare del debito onore Francesco Beaucaire vescovo di Metz, il quale, parendo