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libro ottavo - capitolo iii |
il comandamento del papa, tenne secreto l’ordine, che li francesi mai lo penetrarono.
Il dí 29 giugno, giorno di san Pietro, congregati nella cappella del domo li cardinali, ambasciatori e padri, e incominciata la messa, qual celebrò il vescovo d’Aosta, ambasciator del duca di Savoia, alla sprovvista uscí di sagrestia una sedia di velluto morello; e fu posta tra l’ultimo cardinale e il primo de’ patriarchi, e quasi immediate comparve il conte di Luna ambasciator spagnolo, e sedette in quella sedia. Si eccitò per questo gran mormorazione di ciascuno delli padri con li vicini. Il Cardinal di Lorena si lamentò con li legati dell’atto improvviso e celato a lui: li ambasciatori francesi mandarono il maestro delle ceremonie a far ristesse indoglienze, mettendo in considerazione le ceremonie dell’incenso e della pace. A che rispondendo li legati che si sarebbe rimediato con due turibuli e due paci, li francesi non si contentarono, ma apertamente dissero voler esser conservati non in paritá, ma in precedenza, e che d’ogni novitá averiano protestato, e partitisi dal concilio. Si continuò in queste andate e ritorni sino al fine dell’evangelio, in maniera che per i gran susurri l’epistola e l’evangelio non furono uditi. Andato il teologo in pulpito per far il sermone, si retirarono li legati con li cardinali, ambasciatori dell’imperatore e col Ferrier, uno dei francesi, in segrestia, dove si trattò questa materia; e il sermone finí prima che cosa alcuna fosse conclusa. Nel cantar del Credo, nel mezzo di quello fu inditto silenzio, e il Cardinal Madruccio col Cinquechiese e l’ambasciator di Polonia uscirono a parlar col conte di Luna, e pregarlo per nome delli legati che si contentasse che per allora non fosse dato né incenso né pace ad alcuno, a fine d’impedir il sprovvisto tumulto che potrebbe causar qualche gran male, promettendoli che ad ogni altra sua richiesta eseguirebbono l’ordine di Sua Santitá delli due turibuli e due paci in un tempo; il che facendosi alla pensata, ed egli e loro e tutti averebbono potuto risolver come governarsi con prudenzia. E finalmente dopo longo ragionamento
tornarono dentro con la risoluzione, la qual fu che il conte
Sarpi, Istoria del Concilio Tridentino - iii | 16 |