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CAPITOLO III

(29 giugno -14 luglio 1563).

[Risorge piú grave la questione di precedenza tra il conte di Luna e gli ambasciatori francesi. Lettera del Lorena al papa, contro il quale gli ambasciatori francesi preparano e diffondono una vivacissima protesta. La questione viene sopita. — Ad affrettare i lavori del concilio si omettono le questioni piú contrastate: l’istituzione dei vescovi e l’autoritá del papa. — Proposta del decreto di riforma degli abusi dell’ordine. — Sulla professione di fede da farsi dai vescovi avanti l’elezione. — Ancora sulla gerarchia ecclesiastica de iure divino. — Delle funzioni spettanti ai diversi ordini. — Non senza contrasti e riserve, specialmente da parte degli spagnoli, i decreti vengono approvati in congregazione.]

Dopo che il papa disgustò gli spagnoli, non avendo dato luoco all’ambasciator in Roma, per acquietarli ascoltò la richiesta di Vargas, che per piú giorni assiduamente l’aveva molestato con instanzia che, sí come s’era trovato modo come il conte ambasciator del suo re in Trento potesse intervenire nelle congregazioni, cosí, approssimando il tempo di celebrare la sessione, la Santitá sua trovasse via come potesse intervenirvi. Sopra la qual cosa avendo molto pensato e consultato con li cardinali, finalmente venne in resoluzione che anco nella sessione fosse dato al conte di Luna luoco separato dagli altri ambasciatori; e per rimediar alla competenzia che sarebbe stata nel dar l’incenso e la pace, si usassero due turibuli e fossero incensati li francesi e lo spagnolo tutti in una volta, e parimente fossero portate due paci a basciar a questi e a quello tutt’in un instante; e cosí scrisse alli legati che eseguissero, ordinando loro che il tutto tenessero secretissimo sino al tempo dell’esecuzione, acciò, risaputosi, non fossero preparate qualche inconvenienzie. Il Cardinal Morone, seguendo