Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
libro ottavo - capitolo ii |
materia, se la formula proposta dal Cardinal di Lorena non
avesse dato occasione. Il Cardinal rispose che quando gionse
a Trento trovò giá mosse quelle difficoltá; che fabbricò quelle
formule essendo stato richiesto, con intenzione di metter pace
e concordia e rimediar alle differenzie; il che non essendogli
successo come desiderava, si sarebbe rallegrato con l’arcivescovo quando egli avesse ottenuto in questo l’onore che esso
non aveva potuto riportare; ringraziandolo in oltre che, come
maestro, gli raccordasse quando mancava in alcuna cosa. E
quanto alla questione della superioritá del concilio, disse che,
per esser egli nato in Francia dove era comune quell’opinione,
non poteva né esso né gli altri francesi lasciarla; e che per
tenerla, non credeva dovessero esser costretti a fare un’abiurazione canonica. Replicò l’arcivescovo che reprendeva la
formula per esser imperfetta, dal che le difficoltá erano nate;
ma del rimanente che quello non era luoco da rispondergli,
e che stimava poco l’ingiurie fatte a sé; ma ben si doleva di
alcuni che professavano di accusar le azioni dei legati, nel
che non mostravano buona mente. Tacque il cardinale, senza
mostrar in apparenza di restar offeso.
Di questo fatto il conte di Luna, o per proprio moto o ad instanza de’ francesi, riprese l’arcivescovo, dicendogli che, andando all’orecchie di Sua Maestá cattolica, non saria se non per dispiacerli. E un prelato francese, o per ordine datogli da Lorena o pur spontaneamente, avvertí il Cardinal Morone che quell’arcivescovo passava molto li termini; che usò anco cattive maniere contra il cardinale giá trattandosi della residenzia; e che il cardinale era avvisato come in casa di quello continuamente era lacerato, e il piú onorato titolo datogli era chiamandolo «uomo pieno di veneno»: onde, essendo anco successo quell’ultimo accidente, sarebbe stato ben non chiamarli ambidoi insieme a consulta, perché il cardinale non sarebbe restato sodisfatto. A che rispose precisamente il Cardinal Morone che teneva ordine da Roma di chiamar quell’arcivescovo in tutte le consulte, e che conveniva far stima di lui, perché aveva da quaranta voti che lo seguivano. Questo,