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l'istoria del concilio tridentino |
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francese non si contentò, dicendo che il papa gli aveva promesso il suo luoco e che quel di Spagna o non andarebbe
o starebbe sotto di lui; e cosí voleva che si eseguisse, altramente si sarebbe partito. Non piacque manco all’ambasciator
spagnolo; onde il papa si risolvè di mandargli a dire che era
risoluto dar il luoco all’ambasciator francese. Rispose il spagnolo che se il papa era risoluto fargli quell’aggravio, voleva
leggergli una scrittura. Li cardinali, che trattavano con lui
per parte del papa, gli mostrarono che non era bene farlo, se
la scrittura non era prima veduta da Sua Santitá, acciocché alla
sprovveduta non nascesse qualche inconveniente. Si rese l’ambasciator difficile a darla, ma in fine se ne contentò. Il papa
leggendola si alterò per la forma delle parole, come egli
diceva, impertinenti; finalmente fu introdotto nella camera del
papa con quattro testimoni, dove posto in ginocchia, lesse la
sua protesta. La qual conteneva: che il re di Spagna debbe
precedere quello di Francia per l’antichitá, potenza e grandezza di Spagna, per la moltitudine de altri regni per quali
è il maggior e piú potente re del mondo, perché nelli suoi
stati è stata defesa e conservata la fede cattolica e la chiesa
romana: però se Sua Santitá vuol dechiarar o ha dechiarato
in parole o in scritto in favor di Francia, fa notorio aggravio
e ingiustizia. Per il che egli in nome del suo re contradice
ad ogni dechiarazione di precedenzia o ugualitá in favor di
Francia, dicendo esser nulla e invalida contra il notorio dritto
di Sua Maestá cattolica; e se è stata fatta, esser nulla, come
senza cognizione di causa e senza citazione di parte; e che
Sua Santitá, facendo ciò, sará causa di gravi inconvenienti in
tutta cristianitá. Rispose il pontefice admettendo la protestazione si et in quantum, e scusandosi della citazione omessa,
perché alli francesi niente dava, ma conservava il luoco dove
li aveva sempre veduti, appresso li ambasciatori dell’imperatore, offerendosi però di commettere la causa ai collegio de’
cardinali o a tutta la rota; soggiongendo che amava il re e
che gli farebbe sempre tutti li piaceri. A che replicò l’ambasciator che Sua Santitá s’aveva privato della libertá di far