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218 l'istoria del concilio tridentino


francese non si contentò, dicendo che il papa gli aveva promesso il suo luoco e che quel di Spagna o non andarebbe o starebbe sotto di lui; e cosí voleva che si eseguisse, altramente si sarebbe partito. Non piacque manco all’ambasciator spagnolo; onde il papa si risolvè di mandargli a dire che era risoluto dar il luoco all’ambasciator francese. Rispose il spagnolo che se il papa era risoluto fargli quell’aggravio, voleva leggergli una scrittura. Li cardinali, che trattavano con lui per parte del papa, gli mostrarono che non era bene farlo, se la scrittura non era prima veduta da Sua Santitá, acciocché alla sprovveduta non nascesse qualche inconveniente. Si rese l’ambasciator difficile a darla, ma in fine se ne contentò. Il papa leggendola si alterò per la forma delle parole, come egli diceva, impertinenti; finalmente fu introdotto nella camera del papa con quattro testimoni, dove posto in ginocchia, lesse la sua protesta. La qual conteneva: che il re di Spagna debbe precedere quello di Francia per l’antichitá, potenza e grandezza di Spagna, per la moltitudine de altri regni per quali è il maggior e piú potente re del mondo, perché nelli suoi stati è stata defesa e conservata la fede cattolica e la chiesa romana: però se Sua Santitá vuol dechiarar o ha dechiarato in parole o in scritto in favor di Francia, fa notorio aggravio e ingiustizia. Per il che egli in nome del suo re contradice ad ogni dechiarazione di precedenzia o ugualitá in favor di Francia, dicendo esser nulla e invalida contra il notorio dritto di Sua Maestá cattolica; e se è stata fatta, esser nulla, come senza cognizione di causa e senza citazione di parte; e che Sua Santitá, facendo ciò, sará causa di gravi inconvenienti in tutta cristianitá. Rispose il pontefice admettendo la protestazione si et in quantum, e scusandosi della citazione omessa, perché alli francesi niente dava, ma conservava il luoco dove li aveva sempre veduti, appresso li ambasciatori dell’imperatore, offerendosi però di commettere la causa ai collegio de’ cardinali o a tutta la rota; soggiongendo che amava il re e che gli farebbe sempre tutti li piaceri. A che replicò l’ambasciator che Sua Santitá s’aveva privato della libertá di far