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libro settimo - capitolo xii |
consenso diede gran gelosia alli pontifici, li quali, atteso
l’onore che gli fu fatto il giorno inanzi da quelli che rincontrarono, e l’esser ricevuta la sua opinione da tanti, reputavano la cosa non solo con indignitá delli legati, ma anco che
fosse fatto un’apertura contra il decreto che li soli legati propongano: e andavano parlando quasi pubblicamente che ben
il pontefice diceva quel Cardinal esser capo di parte, e che
prolongava l’espedizione del concilio, e che impediva la transazione a Bologna. Ma il cardinale, non si curando molto di
quello che si dicesse in Trento, era attento alla negoziazione
con l’imperatore. Gli spedí un gentiluomo espresso, mandandogli il parer delli dottori suoi sopra gli articoli posti da quella
Maestá in consulta, e facendogli esporre che per il buon
progresso del concilio era necessario che parlasse vivamente
al Cardinal Morone e mostrasse il gran desiderio suo di
veder buone risoluzioni a gloria di Dio; facesse intender a
Sua Maestá il desiderio di tutti li buoni padri, pregandola
anco che non si slontanasse dal concilio, per il buon frutto
che speravano li padri dover far la vicinanza sua, con retener
ciascuno in ufficio e impedir li tentativi di quelli che disegnano di transferirlo in un altro luoco, sí come ci era avviso
che ve ne fosse macchinazione; e che inanzi la sua partita
d’Inspruc Sua Maestá si certificasse che la libertá del concilio,
del quale egli è protettore, fosse conservata. Gli mandò copia
dell’editto di pacificazione del re di Francia, e d’una lettera
della regina di Scozia, dove dava conto d’esser liberata da
una gran congiura, e che continuava nella deliberazione di
viver e morir nella religione cattolica. In fine pregava il cardinale Sua Maestá di trovar qualche forma di accomodamento
che non fosse disputato nel concilio tra Francia e Spagna
della precedenza, per non interromper il buon progresso.
Li doi legati, tra tantoché aspettavano il ritorno di Morone, per far alcuna cosa il dí 24 aprile comunicarono agli ambasciatori li decreti formati sopra gli abusi dell’ordine, acciò potessero considerarli; e il dí 29 li diedero alli prelati. E per il primo di quelli, il qual trattava della elezione dei vescovi