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CAPITOLO XI

(3-31 marzo 1563).

[Lagnanze dell’imperatore col papa ed i legati pel modo di procedere del concilio e perché non si affronta risolutamente la riforma. Vivace risposta del papa. — Di fronte alla coalizione franco-imperiale, Pio IV cerca di cattivarsi Filippo II. Trattative col d’Avila. — La questione del calice divide gli spagnoli dagli imperiali. — Si ridesta la disputa sulla residenza. — Morte del legato Seripando. — I padri spagnoli sono consigliati dal re a non opporsi all’autoritá pontificia. — Nuove vive insistenze dei francesi per la riforma. I legati rinviano ogni decisione dopo l’arrivo del Morone e del Navagero. — Insistenze spagnole ed imperiali a Roma: risposta del papa. — Quali fossero le difficoltá che paralizzavano il concilio. Idee e propositi del papa sulla difficile situazione.— Tentativo di guadagnare l’imperatore, servendosi del Lorena, il quale però non si presta.]

In queste varietá de negozi e perplessitá d’animi ritornò il vescovo di Cinquechiese a Trento; e con li ambasciatori cesarei andò all’udienzia delli legati e presentò una lettera dell’imperatore da lui portata, con la copia d’un’altra di quella Maestá, scritta al pontefice. Fecero tutti ufficio che fosse proposta la riforma, ma con parole generali e assai rimesse. La lettera dell’imperatore alli legati significava loro il desiderio che aveva di veder qualche progresso fruttuoso del concilio, per ottener il quale era necessario che fossero levati alcuni impedimenti; de’ quali avendo scritto al pontefice, aveva voluto pregarli essi ancora ad adoperarsi, e con l’opera propria in concilio, e appresso il pontefice con le preghiere, acciò si camminasse inanzi per servizio di Dio e beneficio del cristianesmo. Conteneva la littera dell’imperatore al papa che, come avvocato della Chiesa, dopo ispediti gravissimi negozi con li elettori e altri principi e stati di Germania, nessun