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8 l'istoria del concilio tridentino


tazione, poiché arriverebbe dopo spedite tutte le determinazioni. E il Bianchetti, familiarissimo del Cardinal d’Armignacco e anco di credito con Lorena, scrisse l’istesso ad ambidua; e dal secretario del Seripando, come amico del presidente Ferriero, fu fatto l’istesso ufficio con esso lui: li quali uffici mostravano il fine cosí scopertamente, che apparivano, se non fatti per commissione del pontefice, almeno conformi alla sua volontá.

Non s’intermise però la sollecitudine circa le azioni conciliari: si diedero immediate li articoli sopra il sacramento dell’ordine, per disputare dalli teologi; e furono scelti quelli che dovevano parlare nella materia, e distinti in quattro classi, dovendo ciascuna di esse discutere doi articoli solamente. Li articoli erano otto:

I. Se l’ordine è vera e propriamente sacramento instituito da Cristo, o finzione umana, o rito di eleggere li ministri della parola di Dio e dei sacramenti.

II. Se l’ordine è un solo sacramento, tenendo tutti gli altri come mezzi e gradi al sacerdozio.

III. Se nella chiesa cattolica vi è la gerarchia che consta de vescovi, preti e altri ordini, e se tutti li cristiani sono sacerdoti, e se sia necessaria la vocazione e consenso della plebe o del magistrato secolare, e se chi è sacerdote può deventar laico.

IV. Se nel Testamento novo vi è sacerdozio visibile ed esterno, e potestá di consecrare e offerir il corpo e sangue di Cristo, e di rimettere li peccati, o il solo nudo ministerio di predicare l’Evangelio, sí che quelli che non predicano non sono sacerdoti.

V. Se nell’ordinazione si dá e riceve lo Spirito Santo e s’imprime carattere.

VI. Se l’onzione e altre ceremonie nel conferire l’ordine sono necessarie, o pur superflue, o ver anco perniciose.

VII. Se li vescovi sono superiori alli preti e hanno potestá propria di confermare e ordinare; e se quelli che senza l’ordinazione canonica in qualonque modo sono introdotti, siano veri ministri della parola e delli sacramenti.