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libro settimo - capitolo viii |
bisognava ben avvertire quello che si diceva; che di Francia
erano state mandate scritture contra le opinioni che in Trento
si tengono nelle questioni trattate; che molti si erano doluti
di lui che procedi con troppo rispetto; e specialmente in quella
materia e della residenzia, che non abbia fatto la debita instanza acciò siano dechiarate de iure divino; che per valersi
d’un termine usato da qualche scrittore, non si debbe concludere di parlar secondo il senso di quello, importando molto
dove il termine si ponga, e che congionzione abbia con le
parole antecedenti e consequenti, da quali possono anco nascere opinioni contrarie; che a lui non danno fastidio li termini, ma li sensi che si disegna canonizzare; che il dire il
pontefice aver autoritá di regger la Chiesa universale non poteva esser ammesso da’ francesi in modo alcuno; e se per
l’avvenire fosse stato proposto, li ambasciatori non averiano
potuto mancar di protestar in nome del re e di centoventi
prelati francesi, da’ quali averebbono avuto sempre il mandato di farlo; che quello sarebbe un pregiudicare all’opinione,
che si tiene da tutti in Francia, che il concilio sia sopra il
papa. Le qual cose riferite da Sinigaglia alli legati in presenza di molti prelati italiani, congregati lá per consultare
questa medesima materia, li fece entrar in dubbio che fosse
impossibile ridur li francesi. Occorse anco nel medesimo tempo
cosa che diede grand’animo a’ spagnoli, la venuta di Martin
Gastelún, del quale di sopra s’è parlato. Il quale avendo veduto gli andamenti di qualche giorno, si lasciò intendere di
aver chiaramente compreso che il concilio non era libero; lodava
molto il Granata, e diceva il re averlo in buona opinione; e
che se vacasse il vescovado di Toledo, gliene faria mercede.
Negoziate queste cose, venne la dominica di ultimo gennaro, quando era intimata la congregazione generale per ricever l’ambasciator di Savoia sopra nominato. Egli fece un breve ragionamento, mostrando li pericoli in quali era lo stato del suo principe per la vicinitá degli eretici, e le spese grandi che faceva; esortò a finire presto il concilio e a pensar a’ modi come far ricever li decreti alli contumaci; e offerí tutte le forze del suo