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libro settimo - capitolo vi


Antonio Lecineo vescovo di Avranches (uno di quelli) che dovesse dir liberamente e senza timore che la protezione del re era bastante a sostentarlo. Il che rapportato alli legati, fu causa che fossero uditi con molta pazienza, se ben non solo dissero che la instituzione dei vescovi e la giurisdizione fosse de iure divino come quella del papa, e che non vi è differenza se non di grado de superioritá, e che l’autoritá pontificia è restretta tra li limiti del li canoni; narrando e commendando lo stile dei parlamenti di Francia, che quando alcuna bolla pontificia è presentata, che contenga cosa contraria alli canoni ricevuti in Francia, dechiarano che è abusiva e proibiscono l’esecuzione. Questa libertá fu causa che li pontifici usarono maggior rispetto nel parlare, se ben la bellezza del motto proverbiale incitava qualche volta alcuno delli prelati allegri a non astenersene.

Ma il pretesto per quale il cardinale di Lorena si trattenne in casa fu l’avviso della morte del re di Navarra, che quel giorno arrivò. Quel prencipe, ferito con archibugiata sotto Roan sino al settembre, non essendo ben curato, in fine si ridusse in stato di morte; nel qual posto, per opera di Vicenzo Lauro medico, si comunicò alla cattolica, poi vacillò verso la dottrina de’ protestanti, e finalmente a’ 10 di novembre morí. E questo accidente portò anco alle cose del concilio gran mutazione; perché, avuto l’avviso, Lorena alterò tutti li suoi pensieri. Ebbe quel re principalissima parte nelle commissioni che furono date al cardinale nel suo partire; ond’egli era incerto se, dopo la morte di quello, la regina e gli altri sarebbono continuati in quel fervore. Oltra di ciò, vedeva un’aperta mutazione in tutto il governo: desiderava di esser in Francia per potervi apportar esso ancora la parte sua. Perché essendo il prencipe di Condé in aperta dissensione, poco confidente della regina e di quelli che potevano appresso lei, il cardinale di Borbon poco capace, quel di Montpensier in poco credito, il contestabile vecchio e con molti emuli potenti, aveva gran concetto, esclusi questi, che suo fratello dovesse esser arbitro

delle armi, ed egli del conseglio; e queste cose macinava


Sarpi, Istoria del Concilio Tridentino - iii 7