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libro terzo - capitolo ii | 47 |
dopo Pasca, fece quarantotto decreti di dottrina di fede e cinquantasei in materia di riforma. In quei capi della dottrina
decisi dal concilio di Trento seguí l’istessa dottrina; negli
altri l’opinione piú comune de’ scolastici, astenendosi da luochi fra loro controversi. Fra questi, li capi XLI e XLII
sono notabili, dove insegna e replica che le immagini non
sono proposte per adorarle o prestarli culto alcuno, ma solo
per ridur a memoria quello che si debbe adorare; e se in
alcun luoco sará fatto popular concorso ad alcuna immagine, e si vederá che gli uomini gli attribuiscano quasi
qualche opinione della divinitá, si debbia levar via o reponerne un’altra differente da quella in quantitá, acciocché il
populo non si persuada a credere che Dio e li santi s’inducano a far quello che gli è dimandato per mezzo di quell’immagine e non altrimente. Né di minor avvertenzia è degno il
capitolo LV, dove asserisce che li santi debbono esser onorati,
ma con culto di societá e dilezione, come anco possono esser
legittimamente onorati li santi uomini in questa vita, se non
che piú divotamente si doveranno onorar li santi beati, come
quelli che sono in stato piú sicuro. Le qual esplicazioni ben
considerate mostrano quanto fosser in quei tempi differenti le
opinioni delli prelati di Germania cattolici da quelle della corte
romana e dalla pratica che s’è introdotta dopo il concilio di
Trento. E ciascun, preso esempio da questo concilio che ha
decretato tanti articoli della religione, potrá certificarsi quanto
sia vero quello che tante volte hanno fatto dir li pontefici in
Germania: che le cose della religione non si possono trattare
in un concilio nazionale. E se ben maggior fondamento si
può fare sopra diversi concili provinciali celebrati in Africa,
Egitto, Sorta e altri luochi orientali, nondimeno questo, come
moderno, quantonque non cosí relevante, provocherá forse
piú l’avvertenza del lettore. L’elettor di Treveri ancora celebrò la sinodo sua, e gli altri metropolitani non partiti dalla
comunione del pontefice, tutti pubblicando li editti imperiali
d’Augusta, cosí per la interreligione, come per la riforma
ecclesiastica.